La recensione di Joahn Rossi Mason.

 

Se pensate che la specie umana sia mentalmente superiore a quella animale per la presenza del pollice opponibile siete fuori strada perché ciò che caratterizza e rende unico il nostro cervello è la creatività. Termine talora confinato all’idea di arte e meno a quello di innovazione. Non a caso il libro inizia con la storia di come gli ingegneri della Nasa riuscirono a portare a casa l’Apollo 13 e il suo equipaggio grazie ad una serie di idee innovative decise sul momento che funzionarono. 

 

Il libro – magnifico e illuminante – di Brandt Eagleman edito dai quei geni di Codice Edizioni, risponde ad una serie di quesiti che mi hanno ossessionata per anni e sistematizza in maniera semplice i processi creativi. 

Mentre il cervello di un’ape contiene un milione di neuroni, quello di un essere umano ne ha un cen- tinaio di miliardi e questo amplia molto il nostro repertorio di compor- tamenti. Ma noi siamo avvantaggiati anche per un altro aspetto: non è solo una questione di quantità, ma anche del modo in cui i neuroni sono organizzati. Noi siamo in grado di passare dalla riflessione all’invenzione. 

L’espansione ingente della corteccia nel cervello umano ha sganciato numerose serie di neuroni dai segnali chimici che le precedono, di conseguenza queste aree hanno potuto formare connessioni più flessibili. L’avere così tanti neuroni “liberi” garantisce agli esseri umani un’elasticità mentale che altre specie non hanno. Ci rende capaci di assumere comportamenti mediati che hanno a che fare con il ragionamento e la previsione e permettonodi trovare una nuova soluzione per un problema, quel processo che viene anche chiamato intelligenza.

Ma Eagleman non si ferma qui e svela come la maggior parte delle innovazioni non sono altro che una sintesi di precedenti invenzioni, ma migliorate. Il cellulare, l’ipad, gli smartphone, Youtube. 

L’ipod? Un walkman che ce l’ha fatta nel momento in cui altre tecnologie sono state messe al servizio di una idea. Gli esempi sono tanti ed interessanti. Altro che colpo di genio, potremmo dire che si tratta del perfezionamento di elementi che esistevano. 

 E poi la scoperta degli ‘scheumorfismi’ ossia elementi che nel nuovo simulano il tradizionale per renderlo più familiare. Un esempio? La rotellina a sinistra dell’apple watch che lo rende simile ad un orologio tradizionale mentre non lo è affatto. 

Ma perché non possiamo fare altro che innovare? Perchè la civiltà umana non fa altro che evolvere a velocità sempre maggiori? E’ il cervello che ce lo chiede: gli esseri umani hanno bisogno di novità, la novità provoca piacere e la conseguente scarica di dopamina nel cervello. 

È tutta questione di equilibrio. Da un lato il cervello tenta di risparmiare energia provando a prevedere il mondo, dall’altro cerca l’ebbrezza della novità, quella che gli esperti hanno chiamato ‘neofilia’. Non vogliamo vivere in un loop che si ripete all’infinito, abbiamo bisogno di stimoli.

Il resto preferisco non svelarlo e lasciarlo all’impulso della curiosità che altro non è che una irresistibile attrazione per ciò che non si conosce. 

 

Brant Eagleman

La mente creativa

Codice Edizioni 

2020

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