Lo studio clinico di fase I CodeBreak 100 conferma l’attività antitumorale duratura nei pazienti.

 

Amgen ha annunciato la pubblicazione sul New England Journal of Medicine (NEJM) dei dati aggiornati dell’intera coorte dello studio clinico di fase 1, CodeBreaK 100, che ha valutato Sotorasib in 129 pazienti affetti da diversi tumori solidi in fase avanzata. I dati sono stati inoltre presentati in occasione del Congresso annuale dell’European Society for Medical Oncology (ESMO), nel quale sono stati resi noti anche i dati di 59 pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC, non-small cell lung cancer) in fase avanzata.

CodeBreaK 100 è il più vasto studio clinico di fase I/II, nonché la prima sperimentazione sull’uomo (“first-in-human”), condotto su un inibitore di KRASG12C – ha affermato David M. Reese, MD, vicepresidente esecutivo di Ricerca e Sviluppo presso Amgen –. All’inizio di quest’anno, nel corso del congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), avevamo annunciato dati incoraggianti sui pazienti con carcinoma del colon-retto in fase avanzata e diversi altri tumori solidi. Siamo lieti di condividere l’aggiornamento dei risultati dello studio di fase I, in particolare nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in fase avanzata; attendiamo di leggere, entro la fine dell’anno, i dati di fase II relativi a pazienti compromessi che hanno ricevuto più linee di chemioterapia”.

Sotorasib ha dimostrato un tasso di risposta obiettiva (ORR, objective response rate) confermato e tassi di controllo della malattia (DCR, disease control rate) rispettivamente pari a 35,3% e 91,2% nei 34 pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) pesantemente pretrattati (2 linee precedenti di terapia) che hanno ricevuto una dose giornaliera di 960 mg (dati raccolti fino al 1° giugno 2020).

CodeBreaK è il programma di sperimentazione clinica per il farmaco sperimentale AMG 510 (Sotorasib), disegnato per trattare i pazienti con un tumore solido in fase avanzata con mutazione KRAS-G12C e rispondere al bisogno medico insoddisfatto che da lungo tempo caratterizza i tumori con questa specifica mutazione.

I pazienti idonei sono stati trattati precedentemente con una linea di terapia antitumorale sistemica, specifica per il tipo di tumore e lo stadio della malattia. Per lo studio di fase I l’endpoint primario è la sicurezza, mentre gli endpoint secondari chiave includono il tasso di risposta obiettiva (valutato ogni sei settimane), la durata della risposta e la sopravvivenza libera da progressione.

I pazienti sono stati arruolati in quattro coorti di dosaggio: 180 mg, 360 mg, 720 mg e 960 mg, assunti per via orale una volta al giorno.

Gli studi clinici di fase II a singolo braccio condotti da Amgen sia nel tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC, non-small cell lung cancer) che nel tumore del colon-retto (CRC, colorectal cancer), anch’essi parte del programma CodeBreaK 100, hanno ormai completato le fasi di arruolamento.

Lo studio potenzialmente registrativo di fase II sul tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) si sta svolgendo nei tempi previsti, con un rilascio dei dati programmato verso la fine del 2020, mentre uno studio di conferma globale di fase III, randomizzato e controllato, che confronta sotorasib con docetaxel nel tumore al polmone non a piccole cellule NSCLC (CodeBreaK 200) ha iniziato l’arruolamento.

Si prevede che i primi dati dello studio di fase II sul tumore del colon-retto (CRC) saranno disponibili nel 2021. Amgen sta inoltre arruolando i partecipanti a sei studi di combinazione di fase Ib su vari tumori solidi in fase avanzata (CodeBreaK 101).

Dopo i primi risultati clinici positivi, è partito il trial di fase III sul tumore al polmone non a piccole cellule con mutazione KRAS-G12C che coinvolgerà circa 300 centri in 30 Paesi. In questo studio, che potrebbe segnare una svolta nella terapia dei tumori solidi, il nostro Paese è capofila in Europa per strutture partecipanti, con 16 centri coordinati dall’Università di Torino. Ad oggi ne sono stati attivati 8 sul territorio nazionale.

Attualmente in Italia si registrano ogni anno 42.500 nuove diagnosi di tumore al polmone, di queste 35mila riguardano il tumore al polmone non a piccole cellule che in circa 3.000 casi è provocato dalla mutazione specifica KRAS-G12C.

Il tumore al polmone rappresenta a livello globale la prima causa di morte (12% di tutte le neoplasie). In Italia nel 2019 si sono registrati 42.500 nuovi casi di tumore al polmone 29.500 uomini e 13.000 donne, rispettivamente, la seconda e la terza neoplasia più frequente, con un tasso di sopravvivenza del 16% a 5 anni e del 12% a 10 anni.

Questi numeri pongono il tumore al polmone al terzo posto in entrambi i sessi per frequenza e al primo posto per mortalità nella popolazione generale e negli uomini (nelle donne è terzo per mortalità).

Esistono due tipi principali di tumore al polmone, classificati in base alla forma e alle dimensioni delle cellule tumorali osservate al microscopio: il tumore al polmone a piccole cellule (SCLC) in cui le cellule appaiono piccole e rotonde; il tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) in cui le cellule appaiono più grandi rispetto alla prima tipologia.

Il tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) è il più diffuso con 35mila nuovi casi ogni anno, pari all’80% del totale delle diagnosi di tumore del polmone. Sono ormai note numerose mutazioni molecolari del tumore non a piccole cellule che condizionano la biologia del tumore. Tra le mutazioni più frequenti si registra la mutazione del gene KRAS (20-30%)1. I tumori al polmone con mutazione KRAS registra 10mila casi, di questi il 13% ha una mutazione specifica KRAS-G12C finora refrattario a tutte le opzioni terapeutiche.

Nel nostro Paese la diagnosi del tumore del polmone è spesso tardiva. Complessivamente si registra una diagnosi da meno di due anni in ben il 38% dei casi, tra i due e i 5 anni nel 20%, tra i 5 e i 10 anni nel 17%, e da oltre 10 anni nel 24% dei casi. In considerazione della frequente diagnosi in stadio avanzato e della limitata efficacia dei trattamenti, il tumore del polmone rimane ancora oggi una neoplasia a prognosi particolarmente sfavorevole.

Il sospetto diagnostico di un cancro del polmone può sorgere se una persona manifesta sintomi come tosse persistente o segni di infezione polmonare, affanno, raucedine (cambio del tono della voce), dolore al torace o presenza di sangue nell’espettorato (nel catarro). Altri sintomi possono includere febbre, inappetenza, calo ponderale non giustificato da diete o altri fattori e affaticamento. Dopo l’esame clinico, al fine di valutare la localizzazione e l’estensione del cancro, il medico programmerà una radiografia e, o, una tomografia computerizzata (TC) (o potrebbe utilizzare altre tecniche diagnostiche come la PET (positron emission tomography, tomografia a emissione di positroni) o la risonanza magnetica (RM). L’esame di un campione bioptico (campione di cellule o di tessuto prelevato dal tumore) potrà confermare l’eventuale diagnosi di tumore al polmone. Per avere un quadro più preciso della situazione, il medico può prescrivere la broncoscopia, con cui si riesce a visualizzare l’interno dei bronchi grazie a un sottile tubo inserito attraverso la bocca, utile anche a eseguire prelievi del tessuto senza ricorrere all’intervento chirurgico.

Per una corretta definizione del percorso terapeutico del paziente con tumore del polmone non a piccole cellule è importante un’analisi molecolare sul tessuto bioptico. La scarsa quantità di tessuto analizzabile a disposizione per i pazienti con tumore del polmone in stadio avanzato, unita al crescente numero di marcatori da analizzare simultaneamente, rende necessari test molecolari di nuova generazione che diano contemporaneamente informazioni per tutti i biomarcatori clinicamente significativi. Purtroppo, però le nuove tecnologie di diagnostica molecolare non sono a oggi applicate nè rimborsate omogeneamente in tutte le Regioni. Servirebbe centralizzare il sistema delle analisi riguardo i test molecolari garantendo sia la presenza delle figure deputate ad essi all’interno delle strutture oncologiche, la copertura nazionale dei test diagnostici.

 

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